Archive for the ‘filosofia’ Category

Il concetto di “amore”: una patologia della civiltà

settembre 21, 2008

La civiltà occidentale si è indebolita notevolmente quando ha iniziato ad assegnare un valore assoluto ad un sentimento anomalo:l’amore. Questa patologia ha rinsecchito le risorse demografiche e l’istinto di difesa.  Si tratta di un’eredità cristiana laicizzata.

Deve allora essere l’odio il motore delle civiltà conquistatrici e creative? No.  L’amore, sia personale sia collettivo, è una forma patologica ed enfatica della solidarietà che sfocia nel fallimento e, paradossalmente, nell’odio e nei massacri.  Le guerre di religione e gli odierni fanatismi delle religioni monoteiste dell’amore e della misericordia ne sono una dimostrazione.  Lo stesso comunismo totalitario era basato sull’ “amore del popolo”.  Tra le nazioni bisogna avere degli alleati (provvisori), mai degli amici; tra individui è meglio dire “ti voglio bene” piuttosto che “ti amo” e rapportarsi secondo la logica dell’alleanza e non secondo la gratuità cieca – e incostante – dell’amore.

L’amore è assoluto, quindi totalitario.  I sentimenti e le strategie umane sono mutevoli.  In politica, come nei rapporti personali, invece del verbo amare cerchiamo di utilizzare la tavolozza politeista: voler bene, ammirare, allearsi, stringere un patto, proteggere, aiutare, affezionarsi, desiderare, ecc. Non si dovrebbero fare dei figli perchè si ama il proprio congiunto, come un dono da offrirgli, ma perchè lo si sente degno di procreare e si vuole continuare la propria stirpe.  Oggi naufraga la metà dei matrimoni proprio perchè si fondavano su un sentimento amoroso adoloescenziale ed effimero, dissolto al primo colpo di vento.  I matrimoni durevoli si basano su calcoli.

Lo stesso accade per l’educazione dei figli destinata anch’essa al fallimento perchè si ispira all’adulazione beata dei rampolli, sottoprodotti dell’amore, che mina la legittimità e l’autorità dei genitori, percepiti come affettuosi pecoroni.

Anche i politici sono portati al fallimento perchè la loro ideologia e le loro azioni sono inficiate dalle scorie dell’amore – buoni sentimenti, angelismo, umanitarismo, pietà, masochismo, altruismo distorto e ipocrita – invece di basarsi sulla volontà decisa di andare fino in fondo a qualunque costo.

Questa civiltà, fondata implicitamente da molto tempo sull’artificioso concetto d’amore, dovrà un giorno ritornare all’allegoria di Don Giovanni, l’anti-amore per eccellenza.

Guillaume Faye, Archeofuturismo

Incontri con il suicidio

settembre 17, 2008

Vi sono notti in cui l’avvenire si abolisce, e di tutti i suoi momenti sussiste soltanto quello che sceglieremo per non più essere.

Emil Cioran, Il funesto Demiurgo

Tra le fiamme dell’eguaglianza

settembre 13, 2008

di Sciarra Colonna

Piccolo inquietante capolavoro, il famoso romanzo di Ray Bradbury, Fahrenheit 451. Un attacco all’indifferenziato, al livellato, al mediocre; racconta un epilogo noiosamente totalitario di quella che è stata la storia del mondo democratico, un’umanità che “sopravvive” in un clima di pace bovina e gioiosa ignoranza.

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Il più gelido di tutti i gelidi mostri

agosto 28, 2008

In qualche parte del mondo vi sono ancora popoli e greggi, ma non da noi, fratelli: qui ci sono Stati.
Stato? Che cos’è mai? Orsù! Apritemi bene gli orecchi, perché ora vi dirò la mia parola sulla morte dei popoli.

Si chiama Stato il più gelido di tutti i gelidi mostri.
Esso è gelido anche quando mente; e questa menzogna gli striscia fuori di bocca: “Io, lo Stato, sono il popolo”. E’ una menzogna! Creatori furono coloro che crearono i popoli e sopra di essi affissero una fede e un amore: così facendo servirono la vita.

Distruttori son coloro che sistemano trappole per i molti e li chiamano Stato: su di essi affiggono una spada e cento cupidigie…

Io vi do questo segno: ogni popolo parla la sua lingua del bene e del male: che il vicino non intende. Esso ha inventato per sé un suo linguaggio nei costumi e nei diritti. Ma lo Stato mente in tutte le lingue del bene e del male; e qualunque cosa dica, mente – e tutto quanto possiede l’ha rubato.

Nietzsche, Così parlò Zarathustra