Tra le fiamme dell’eguaglianza

di Sciarra Colonna

Piccolo inquietante capolavoro, il famoso romanzo di Ray Bradbury, Fahrenheit 451. Un attacco all’indifferenziato, al livellato, al mediocre; racconta un epilogo noiosamente totalitario di quella che è stata la storia del mondo democratico, un’umanità che “sopravvive” in un clima di pace bovina e gioiosa ignoranza.

Bradbury dipinge un mondo malato in cui chi scopre di essere “differente” – il “pompiere” incendiario Montag, il protagonista, che per lavoro distrugge libri e da questi viene tentato – tenta di sfuggire a una società fondata sull’ossessione di un egualitarismo “obbligatorio”, allo stesso tempo richiesto dal basso (la “tirannia delle masse anonime e mostruose” ha preso il sopravvento) ed imposto dall’alto (il desiderio di eguaglianza delle masse si è trasformato in totalitarismo), il regime somministra al popolo degli “anestetici” (tv a tutto volume, macchine velocissime che non rendono più necessario – e quindi possibile, in un mondo in cui domina la pura necessità – il contatto con la natura) che rendano meno complessa e dolorosa la vita (eliminare il dolore è un’utopia tipica della modernità) e che fungano da mezzo per controllare le masse, introducendo arbitrari criteri di “verità” in un mondo che ha ormai dimenticato ogni valore (Montag scopre, sul percorso del “risveglio” di non amare sua moglie, anzi: non la conosce affatto!) e cancellando o modificando a proprio piacimento il passato. Questo mondo non può tollerare schegge impazzite, anche una di queste rischierebbe di far crollare l’artificioso meccanismo in cui l’umanità si è imprigionata per sua stessa volontà. Chi legge, e “vive”, viene – come minimo – etichettato come strampalato, se non come pericoloso sovversivo: ci si ritrova nella società di quello che Nietzsche ha definito “ultimo uomo”, Evola “ideale animale”, Schmitt “trivializzazione dell’esistenza”, Kojève “animalizzazione dell’uomo” (anche se la valutazione di quest’ultimo è ambigua), una società in cui tutto è ricondotto all’impersonale meccanicità del consumo, gli uomini sono bestie allevate cinicamente da un “sistema” senza volto (in ultima analisi: gli uomini stessi) e non se ne rendono conto – pare che neanche gliene importi molto, tutto sommato. L’uomo che è ancora uomo – che ha ancora “il Caos dentro di sé” – e aspira ad una vita che non sia solo puro soddisfacimento di istinti bestiali (l’essere umano, infatti, differisce dagli animali proprio per il predominio della razionalità e della volontà sull’istinto, perché sa imporsi una “forma” e farsi carico di un progetto) non può che ribellarsi o sfuggire a un mondo il cui obiettivo è la castrazione di ogni “superiore sentire”, la lobotomizzazione di massa tranquillamente accettata: il pompiere Montag non può fare altrimenti, quella è la sua via – quello il suo essere

Una Risposta to “Tra le fiamme dell’eguaglianza”

  1. lollyprka Says:

    Tra le fiamme dell’eguaglianza

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