Benessere all’ultimo stadio

di Miles Christi

Il ribrezzo che provo per la modernità, per i tempi ultimi, credo non sia calcolabile tanto è grande. La modernità ha svincolato l’uomo da tutti i veri legami che aveva. Si vive in una società permeata di un buonismo di fondo falso e ipocrita. Oggi questa società ha fra i suoi fondamenti una parola spesso usata: l’amore.
Ma che schifo l’amore. Non l’Amore, ma questo amore: paravento mieloso dietro cui tendiamo a giustificare lo sfogo dei nostri istinti più bassi e animali. Candito avvelenato che ci stordisce senza riguardo per la nostra dignità. Nulla a che fare con l’amore nobile e cortese, che assumeva una dimensione eroica e impersonale lodevole nel suo essere dono gratuito e totale all’altro. Oggi invece l’amore è solo un meschino patire, un sentimento concupiscibile che ci fa tendere alla promiscuità.


Contro di esso andrebbero ristabiliti i principi di onore, fedeltà e lealtà. Meglio un “leale” distacco che un’ “amorevole” promiscuità. Promiscuità: ecco un’altra parola-chiave per capire e comprendere questa modernità.
Tutto oggi è promiscuo. Non vi sono distanze e distacchi. Al “pathos della distanza” preferiamo il “pathos della vicinanza”, inteso come confuso agitarsi all’interno di una massa.
Paradossi di questa società: siamo sempre più vicini e a stretto contatto l’un l’altro, ma in realtà siamo sempre più individui avulsi che si beano delle loro banalità preconfezionate.
Siamo soli, terribilmente soli. Ed anche se non l’ammettiamo o non ce ne rendiamo conto, abbiamo, al tempo stesso, una terribile paura di essere soli. È la terribile paura del doversi guardare veramente dentro e del provare un orrore incommensurabile nel rendersi conto che dentro di noi vi è il nulla, un nulla indefinibile.
Per sfuggire a ciò ci dilettiamo in svaghi privi di senso, in passatempi ridicoli e in attività più o meno frenetiche. L’importante è “andare avanti”: basta non riflettere e non pensare, così i problemi spariranno, come d’incanto.
Basta la serata giusta in discoteca, il programma divertente alla televisione, l’acquisto del cellulare nuovo e altre simili “menate”.
Nessuno con farisaico vigore condanna a priori e a prescindere gli svaghi in sé. Ma quando essi diventano il fondamento della propria vita tanto da essere un “distrattore” utile per non capire chi si è e che cosa si vuole veramente, allora diventano peggio di un cancro da cui non si può guarire. Si vive alla giornata. Non esiste un fine, non esiste un tutto a cui tendere. Vi è solo un caos ordinato nel quale tutti sguazzano felicemente. Ogni tanto in tutto ciò viene fuori il primitivo e rozzo sentimento dell’odio cieco, furioso e irrazionale.
Potrà essere un qualcosa di negativo, ma così per lo meno si scatena “l’elementare”, il dionisiaco, un “qualcosa” che smuove le acque.
Si va, almeno, al di là di un’apatia generale, tutt’altro che stoica, che annoia.
E ridicoli sono gli epicurei e gli edonisti del giorno d’oggi. I primi coi loro calcoli razionalistici sui piaceri non si rendono conto di favorire la propria mancanza di reattività e di far trionfare la mollezza dentro di sé.
I secondi sono solo schiavi a cui si dà l’illusione di essere liberi e di contare qualcosa.
Ma noi non contiamo un cazzo: nessuno di noi è indispensabile.
Io, io, io…sempre questo stramaledetto “io” mettiamo al centro delle nostre concezioni. E lo assolutizziamo.
Sant’Agostino diceva: “Conosci te stesso, trascendi te stesso”. Se l’uomo di oggi conoscesse se stesso, probabilmente vi sarebbe la richiesta di un’eutanasia di massa.
Conformismo e massificazione: in tale binomio si potrebbero rappresentare i giorni nostri.
La gerarchia non si sa neanche che cosa sia né lo si vuole sapere. Appena si comincia a parlare di una qualche forma di differenziazione, l’uomo moderno, progressista e politicamente corretto, alza il sopracciglio e con una smorfia esprime il suo insulso disappunto.
La modernità ha commesso il più grave dei crimini. Ha abolito le gerarchie, ha soppresso la lealtà, ha ridicolizzato l’eroismo, ha ucciso l’ordine e ha frustrato qualsiasi tentativo dell’uomo di elevarsi spiritualmente.
Chiunque abbia valori differenti da quelli correnti è sbeffeggiato e volgarmente, nei casi migliori, compatito. Oggi è più vera che mai questa affermazione che si dovrebbe sempre ricordare:
“Nel caos della modernità, unica salvezza è la forma”.

Una Risposta to “Benessere all’ultimo stadio”

  1. Limniade Says:

    ah! ben venga la temutissima “Crisi”. Chissà mai che togliendo un po’ per volta, un po’ per forza, il pane di bocca (o il mojito di mano) alle genti, cali l’adipe (sia esso fisico e/o spirituale) e riemerga il muscolo, si affini il pensiero, si tempri l’animo…
    “Il popolo ragiona meglio a pancia piena”?…venga, la Crisi…

    [P.S. Oh ma, signori, non scrivete più?]

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